La separazione ed i figli

La separazione dapprima e il divorzio dopo è un fenomeno indubbiamente sociale che colpisce un gran numero di famiglie. Indici europei dichiarano che tra il 30-46% delle coppie non superano la prova matrimonio, affrontando poi il divorzio come unica soluzione finale.
Poco si parla invece delle coppie di fatto, che non avendo statistiche precise, per il presupposto di non rientrare nei data-base di comuni o città, come “sposati” spesso non fanno neanche testo in articoli o quotidiani di informazione. Andrebbero infatti, a mio parere riviste e corrette le statistiche, comprendendo anche voci quali, coppie di fatto con e senza figli, ed eventualmente poi separate o meno, così da evidenziare se ci siano differenze sostanziali tra questi gruppi. Si pensa che le coppie di fatto siano più avvantaggiate nella separazione non dovendosi occupare anche della parte burocratica, e che i costi siano inferiori visto che l’intervento di avvocati o altri professionisti non è necessario. Una delle maggiori problematiche ma non certamente l’unica, in questi casi sono i figli, ed è compito anche dei professionisti cercare di trovare delle mediazioni soddisfacenti.
Dati aggiornati all’anno 2010 dicono che tuttora più della metà dei divorzi chiedono l’affido dei figli passando tramite tribunali o giudici, questo presuppone che non vi sia un accordo pacifico tra i due ex coniugi.


Esistono dei parametri per determinare se i figli stanno subendo pressioni e disagi troppo pesanti, alcuni di questi sono:
-Frequenza con la  quale i figli sono esposti alle discussioni tra i genitori, in particolare modo quelle concentrate su di loro (come l’affidamento, la scuola ecc..) o l’essere vittime di violenze e abusi fisici, direttamente o indirettamente (assistere a scene violente).

-Formalità delle discussioni, se avvengono coinvolgendo i figli in “bilance” emotive, con dichiarazioni (da parte di uno o entrambi i genitori) negative, denigratorie nei confronti dell’altro genitore, o usarli per ottenere informazioni.

 

Conseguenze nei figli.

-Rischio di depressione durante e/o successivamente la separazione, problemi di condotta relazionale, dimostrazione del disagio tramite eccessi di rabbia o non contenimento.
-Alterazione emozionale ed affettiva nei bambini più piccoli.
-Nei casi di maggior presenza di violenza, la stessa viene rivissuta nella coppia che essi formeranno in età adulta.
-Sindrome di alienazione della famiglia, distanziarsi, allontanarsi dalla famiglia di origine.

 

In molti casi si consulta uno psicologo per evitare che le problematiche ricadano sui figli, il professionista ha dei compiti ben precisi tra questi:

-Far capire che non si deve cercare un “colpevole” soprattutto verso chi magari ha voluto la separazione, in virtù del bene e della ricerca di nuovi equilibri nel nucleo famigliare.
-Colloqui con entrambi i genitori, mediando la rabbia degli stessi a volte scaturita e non risolta, impedendo quindi che si protragga nel tempo.


C’è da fare una considerazione in merito a questo, con il passare del tempo le “controversie” e i rancori vanno disperdendosi, mediamente passati tre anni i conflitti prendono nuovamente valori accettabili, quindi l’intervento di un professionista è consigliabile, ma la mediazione iniziale non può risolvere dissapori antecedenti in breve tempo, è soprattutto consigliata per cercare di non crearne dei nuovi.I figli che vedono uno o entrambi i genitori, in difficoltà, depressi, arrabbiati, ecc..cercheranno di consolarli e accudirli assumendo funzioni che non gli competono, invertendo così i ruoli.
Non potranno vivere la loro crescita come bambini, ma ritrovandosi a rappresentare la parte dei genitori.
Mentre in questi frangenti i figli devono avere come esempio genitori forti e capaci di affrontare le avversità della vita,cosicché possano prenderne esempio.